Il Tesla Robotaxi è sempre più vicino, cosa sappiamo sulla Polestar 5 e foresta amazzonica in grave pericolo.
Tesla: in arrivo il Robotaxi
Il Tesla Robotaxi si avvicina: spoilerati gli interni in un video. In un filmato promozionale si intravede l’abitacolo di un veicolo senza volante che potrebbe avere solo due posti. Il progetto del Robotaxi, annunciato per anni da Elon Musk, è diventato una priorità per Tesla, subendo una forte accelerazione negli ultimi mesi.
Ora, forse per la prima volta, vengono mostrati i suoi interni. Non è chiaro se si tratti di una svista o di una mossa strategica per attirare attenzione sul modello. Nel nuovo video rilasciato da Tesla, si vede l’abitacolo di un veicolo mai visto prima, sicuramente non tra quelli attualmente in commercio. In una delle inquadrature, alcuni rappresentanti del centro stile commentano una serie di sketch. Si notano chiaramente degli interni minimalisti con rivestimenti bianchi.
Polestar 5: promesso l’arrivo nel 2026
La Polestar 5 è la prossima berlina elettrica del marchio svedese, prevista per il 2026. Questa vettura promette una potenza di 871 CV e un’autonomia di 600 km. Il modello deriva dal concept Precept, mostrato per la prima volta al Salone di Ginevra del 2020, e ha attirato molta attenzione anche grazie a una docuserie su YouTube che ne segue lo sviluppo.
Il design della Polestar 5, svelato completamente durante il Polestar Day di novembre scorso, conferma le linee eleganti e sportive anticipate dal concept Precept. Si tratta di una berlina sportiva fastback a quattro porte, caratterizzata dall’assenza del lunotto. La superficie dell’auto è liscia e aerodinamica, esprimendo un’estetica minimalista senza fronzoli.
Con queste caratteristiche, la Polestar 5 si prepara a entrare nel mercato delle berline elettriche di lusso, puntando su prestazioni elevate e un design raffinato.
Foresta Amazzonica: punto di non ritorno
Un’analisi delle variazioni mensili della colorazione delle foglie tra il 2001 e il 2019, condotta da ricercatori dell’università di Lovanio, ha rivelato che la regione meridionale dell’Amazzonia, dove l’impatto delle attività antropiche è più forte, mostra un “rallentamento critico” nella capacità di recupero dalla siccità. Le zone più colpite dalle attività umane, come la deforestazione e i cambiamenti d’uso del suolo, stanno perdendo resilienza, coprendo un terzo dell’estensione totale dell’Amazzonia.
Anche se non è ancora stato raggiunto il tipping point, che potrebbe avere conseguenze disastrose su scala globale, lo studio pubblicato su Nature a inizio 2024 stima che entro il 2050 tra il 10 e il 47% dell’Amazzonia potrebbe essere sull’orlo di un punto di non ritorno.
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